La tensione promossa dalla scarsità delle terre rare, pone l’esigenza di creare una diversificazione rispetto le fonti di approvvigionamento delle materie prime.
La continua metamorfosi del mercato mondiale, impone tempestive capacità adattive dettate da turbolenze che stanno mettendo a dura prova l’ottimale stabilità economica. L’invasione russa, nel territorio ucraino, tradotto nell’attuale conflitto militare, non ha risparmiato il settore dei semiconduttori. Nel 2021, una forte carenza di terre rare ha provocato profonde tensioni a livello globale, mettendo a rischio l’immediata opportunità di soddisfare la crescente domanda. L’attuale conflitto sta contribuendo a marcare ancor di più la suddetta crisi, penalizzando l’industria globale (elettronica, quindi, automobilistica). Infatti, l’Ucraina, insieme alla Russia, rappresentano le principali nazioni coinvolte nella fornitura di gas nobili come neon, argon, xenon, crypton. In particolare, l’Ucraina risulta esser considerevolmente impegnata nell’estrazione e nella produzione di neon, controllando il 70% delle forniture mondiali, necessario per lo sviluppo della fase di litografia, un passaggio decisivo per la crazione finale dei chip, mentre la Russia contribuisce con oltre il 40% della fornitura di palladio.
Il problema è cosi impattante che anche le istituzioni si stanno muovendo per cercare di risolvere tale criticità. L’Europa, ad esempio, sta spingendo affinchè possa crearsi un’alleanza di chip in grado di far raddoppiare la produzione interna entro il 2030. Nel breve termine, la Comunità europea, ha promulgato una serie di misure legislative e finanziarie con lo scopo di rafforzare la competitività e la resilienza rispetto a tecnologie e applicazioni dei semiconduttori rafforzando la leadership tecnologica: si tratta dell’ European Chips Act, un piano che mira a ridurre la dipendenza dai produttori esteri, cercando di garantire una maggiore sicurezza all’intera catena di approvviggionamento di semiconduttori.
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