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Il Private Equity, approfondimento su caratteristiche e struttura. Overview sul mercato EU e focus sul mercato dei capitali privati ceco, outlook CMS per il futuro.

Il Private Equity: cos’è ?

I fondi che investono in private equity o venture capital offrono capitale a medio e lungo termine alle aziende non quotate in borsa con l’obiettivo di sostenerle nella crescita e nel raggiungimento del successo sul mercato. In generale, gli investimenti a medio e lungo termine vengono effettuati per un periodo di 3 a 7 anni. All’interno dell’Europa occidentale, gli investimenti in private equity sono principalmente realizzati da investitori istituzionali come fondi pensione e compagnie assicurative.

Per le aziende ottenere investimenti da un Private Equity è molto diverso rispetto a richiedere un prestito ad una banca. In particolare, il prestito bancario sottopone l’azienda ad una forte pressione poiché le rate devono essere pagate indipendentemente dai risultati aziendali. Al contrario, essere finanziati da un private equity permette all’azienda di avere a disposizione un pool di esperti, tra cui advisor, oltre che i fondi necessari e il commitment da parte degli investitori che diventano co-proprietari dell’impresa e quindi avranno un ritorno solo se l’azienda prospererà nel futuro. Come già anticipato i fondi di private equity aiutano le aziende attraverso i servizi di consulenza e una partecipazione attiva nella sua gestione, oltre le risorse finanziarie, forniscono il cosiddetto know-how. Il venture capital rappresenta un tipo specifico di investimento focalizzato sulle start-up. L’obiettivo è quello di sostenere nuovi imprenditori con idee uniche che hanno bisogno di fondi e spesso anche delle conoscenze ed esperienze necessarie per il futuro sviluppo e crescita della loro attività.

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Figura 1 – Le principali fasi di investimento per PE e VC, Fonte: A. Gervasoni et al, 2004

 

I benefici

Un recente report di Bain & Co attesta la raccolta per il mercato del private equity a circa 347 miliardi di dollari solo per il 2022 mostrando una ripresa rispetto agli anni post covid e confermando una crescita da record per questo mercato da 12 anni a questa parte. L’investimento in private equity tipicamente ha offerto investimenti con performance molto correlate all’andamento dell’economia reale e quindi distanti dai rendimenti del mercato azionario, questo è il vero punto di forza dello strumento. Infatti, il private equity ha come vantaggio quello di incidere nell’economia reale e di essere perciò una leva di sviluppo per le piccole e medie imprese e per le startup, nonché un concreto aiuto nei momenti di credit crunch bancario. L’investimento in private equity tipicamente ha offerto investimenti con performance molto correlate all’andamento dell’economia reale e quindi distanti dai rendimenti del mercato azionario, questo è il vero punto di forza dello strumento. Infatti, il private equity ha come vantaggio quello di incidere nell’economia reale e di essere perciò una leva di sviluppo per le piccole e medie imprese e per le startup, nonché un concreto aiuto nei momenti di credit crunch bancario. Riusciamo ad affermare che il private equity svolge un ruolo fondamentale per sostenere la crescita in momenti difficili per l’economia e, date queste caratteristiche, diventa uno strumento che permette di diversificare i portafogli garantendo una maggiore probabilità di conservazione del capitale per gli investitori.

Caratteristiche principali

I fondi di private equity rientrano nella categoria dei fondi chiusi possono essere suddivisi, in un primo momento, in fondi a carattere locale e fondi a carattere internazionale. I fondi locale ricolgono la raccolta verso investitori istituzionali locali, HNWI, investitori qualificati o addirittura al pubblico risparmio. È importante sapere che di solito i fondi di private equity sono “non discrectional”, ciò significa che non danno la possibilità ai sottoscrittori di decidere la politica di investimento, in questi casi ai sottoscrittori di capitale non resta che “votare con i piedi” quindi sottoscrivere il fondo che più riflette le proprie preferenze di investimento. Oltre ad essere “non discrectional” i fondi di PE sono per la maggior parte molto specializzati in una determinata area geografica o in un determinato settore o, addirittura, in un determinato tipo di operazione. La durata generale del fondo è divisa tra investment period, ossia i primi anni  in cui il fondo investe nelle società target, e disinvestment period, il momento in cui il fondo intraprende la procedura graduale di uscita dall’investimento; alcune volte è possibile che sia previsto un grace period, cioè la possibilità, da parte dei gestori, di allungare la durata del fondo qualora gli obiettivi non siano stati raggiunti. Un indicatore importante della bontà di un gestore è la capacità che ha di lanciare fondi successivi.

Struttura e costi

I fondi di private equity sono gestiti da una società di gestione con azionisti proprio e un patrimonio distinto dal primo, la SGR ha come compito principale quello di gestire in maniera trasparente e professionale il fondo creato. Per questo servizio la società di gestione richiede una commissione annuale, la management fee, che in media si attesta tra il 2% e il 3% del capitale che i sottoscrittori si sono impegnanti a versare. Oltre alla management fee, la società che gestisce i fondi, può prevedere una il cosiddetto carried interest, ossia una quota pari, in media, al 20% del capitl gain, quindi del guadagno in conto capitale. Il carried interest si applica quando viene raggiunto un rendimento minimo che viene chiamato hurdle rate, al di sotto del quale questa fee non viene riconosciuta al gestore; questo rendimento minimo serve ad allineare gli interessi dei gestori a quelli dei sottoscrittori.

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Figura 2 – Struttura tipica del fondo, fonte: Elaborazioni dell’autore basate su A. Gervasoni, F. Sattin ““Private equity e venture capital” Guerrini Studio, Mi 2020.

 

 

Repubblica Ceca rispetto l’Europa

L’andamento del mercato europeo del private equity, calcolato come valore dei deals, ha mostrato una lieve flessione nell’arco dei 5 anni che vanno dal 2018 al 2022. La decrescita è dovuta alla crisi Covid-19 che ha fermato il mercato nel 2020 e al conseguente rialzo dei tassi, che rende le operazioni dei private equity più costose, nel 2022.

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Figura 3 – Emerging markets by value and volume

In questo contesto la Repubblica Ceca si è affermata come mercato più attivo per numero di deals che hanno registrato un controvalore di 3.17 miliardi di euro. Il mercato ceco,  come vedremo successivamente, si caratterizza per un ticket di investimento medio relativamente basso (22.4 milioni di euro) rispetto alla media europea.

La situazione in Repubblica Ceca

Nel grafico sottostante viene descritto come è stato l’andamento delle operazioni di private equity tra il 2018 ed il 2022. Per esempio, da sottolineare, è la differenza dei valori delle operazioni dell’anno 2018 e 2021 che rappresentano in ordine la quantità maggiore e minore di deals effettuati. Mentre nel primo caso il valore medio di una operazione è di circa  53 bn, tre anni dopo è di 181 bn. Come è ben evidente, il ticket di investimento medio è aumentato nel corso degli anni (salvo la frenata nel 2020 causa Covid-19 e un rallentamento nel 2022), stando quindi a significare una crescente fiducia nel settore del Private Equity. Nel 2022 invece, notiamo una brusca frenata con un numero di deals comunque vicino al valore medio, ciò significa che gli investitori, probabilmente visto gli aumenti dei tassi di interesse, hanno preferito investire comunque in media nello stesso numero di società ma con un ticket più basso.

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Figura 4 – Repubblica Ceca by deals and volume

 

Top 5 deals

I cinque principali deals sono stati conseguiti nei seguenti settori: Real Estate & Construction (766 milioni), Telecoms & IT (595.5milioni), Wholesale & Retail e Manufacturing (361.1 milioni). Esse oscillano tra il valore di 365.9 e 174.2 milioni di euro. Partendo dalla prima operazione, un fondo private equity ceco ha investito in “Czech assets of IMMOFINANZ group” con uno stake del 24.7% che rispecchia un valore  pari a 365.9 milioni. A seguire un altro fondo ceco ha investito in “O2 Czech Republic (o2 CR)” acquisendo uno stake del 9.9% per un valore di 331.8 milioni. La terza operazione invece, coinvolge più fondi provenienti da Svizzera, Belgio e Rep. Ceca che, che con un deal di 220 milioni investono in “Rohlik Group”. Nel quarto caso troviamo coinvolto un fondo francese che, con uno stake del 100%, ha investito in “Czech business of Varroc Lighting Systems” per un valore totale del deal di 195 milioni. Infine, con un valore di 174.2, troviamo il deal concluso tra “Mews Systems” e dei fondi provenienti da Svezia, Stati Uniti e altre parti del mondo. In conclusione, possiamo affermare che la Repubblica Ceca è diventato un paese attrattivo per i fondi di private equity europei che sempre di più hanno la tendenza a immettere le proprie risorse all’ interno del mercato ceco.

Outlook futuri

Il Czech Pivate Equity&Venture Capital Association”(CVCA) ha pubblicato un paper sull’outlook per il mercato M&A e Private Equity fatto da CMS che prevede, per il 2023, una decrescita sia dei volumi transati che del valore complessivo dei deal sul mercato CEE “Central and Eastern Europe” di cui fa parte la repubblica ceca. In particolare, i volumi vedranno un calo del 8% circa secondo le stime e il  valore in euro avrà un calo del 6%. Questo rallentamento potrebbe essere dovuto alle prospettive sui dei tassi di interesse che ancora per il 2023 sembrano rialziste. Ricordiamo che tassi alti frenano il mercato M&A e del Private Equity in general, visto che le operazioni sono quasi sempre supportate da debito.

A cura di Simone Orefice e Matteo Biagioni

 

Fonte: https: https://cvca.cz/en/about-us/; https://www.bain.com/

Fonte immagini: Report https://cms.law/en/cze/

Fonte grafica: https://storyset.com/

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