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In questo articolo, esploreremo un breve confronto della pressione fiscale tra la Repubblica Ceca e i suoi Paesi confinanti, tra cui Austria, Germania, Polonia e Slovacchia. Ampliando l’analisi, includeremo anche Ungheria e Italia.

L’approfondimento si basa sulla comparazione delle aliquote e delle particolarità delle principali imposte comuni a questi Paesi, quali l’imposta sul reddito delle persone fisiche e delle società, l’imposta sul valore aggiunto, la ritenuta d’acconto, l’imposta sulle plusvalenze (societarie ed individuali), l’imposta sulle successioni e donazioni, e, laddove applicabile, l’imposta sulla ricchezza o sul patrimonio netto. L’analisi terrà conto delle recenti variazioni introdotte in tali imposte per l’anno in corso, evidenziando gli effetti manifestati da tali modifiche.

Imposta sul reddito

Paese/SoggettoRepubblica cecaItaliaAustriaGermaniaPoloniaSlovacchiaUngheria
Società (IRES)21% (per i periodi di imposta che iniziano nel 2024, precedentemente 19%)24%23% (25% fino al 2022, ridotto al 24% nel 2023 e ancora nel 2024)Imposta+ addizionale di solidarietà: 15,825%;
Imposta commerciale: 8,75% – 20,3%  
19%21%9%
Persone fisiche (IRPEF)15% e 23%43%55% (fino al 2025, dopo sarà il 50%)Aliquota base 45%, oltre maggiorazioni32%, più imposta di solidarietà del 4% sui redditi superiori a 1 milione di PLN25%    15%  

La situazione che emerge dai dati consente di delineare diverse tendenze e politiche fiscali degli stati analizzati.

La Repubblica Ceca ha recentemente aumentato l’aliquota IRES al 21% dal 2024, mostrando un impegno per incrementare le entrate fiscali, in linea con le politiche introdotte nell’anno corrente al fine di diminuire il debito pubblico in forte crescita. Tali modifiche coinvolgono anche le persone fisiche, lasciando invariate le aliquote IRPEF del 15% e 23% ma aumentando la base imponibile. Ciò permette comunque di mantenere la Repubblica Ceca come una destinazione fiscale relativamente favorevole.

Passando all’Italia, l’aliquota IRES del 24% la colloca tra i paesi con tasse aziendali più elevate nella regione. Tale situazione si inasprisce considerando l’IRPEF, con un’aliquota massima del 43% che colpisce i redditi oltre i 50.000 euro, confermando la bassa convenienza fiscale del Paese.

L’Austria mantiene una posizione competitiva con un’IRES al 23%, suggerendo un ambiente favorevole alle imprese e confermandolo tramite il trend in diminuzione delle aliquote di un punto percentuale all’anno dalla fine della pandemia. L’IRPEF al 55% è tra le più elevate della regione, influenzando la pianificazione fiscale individuale. Va detto, però, che tale aliquota si applica ai redditi oltre il milione di Euro, rivelando una reale pressione fiscale mediamente non distante da altri Paesi con simili volumi di produzione di valore.

Degna di approfondimento la situazione in Germania, che vede i profitti delle imprese soggetti a due imposte, l’imposta sulle società e l’imposta commerciale. L’aliquota della prima è del 15%, aumentata al 15,825% dalla sovrattassa di solidarietà del 5,5%. Inoltre, viene riscossa l’imposta municipale sulle imprese (MBT). Essa dipende dall’aliquota federale (3,5%) e da un moltiplicatore applicato all’importo di base per determinare l’onere fiscale effettivo, mediamente del 14%. Tali dinamiche fissano la pressione media finale al 29,825%, fino ad un massimo del 32,975%.

L’aliquota base dell’imposta sui redditi delle persone fisiche è invece del 45%, anche se buona parte dei redditi è inquadrata nella fascia media, con aliquote dal 14 al 42% in progressione geometrica.

La Polonia offre un ambiente fiscale favorevole alle imprese con un’IRES al 19%, il secondo più basso tra i Paesi in analisi. L’IRPEF base è del 32%, con una sola fascia ridotta per redditi annui al di sotto dei 27.000 euro. Anche in questo caso è prevista una sovrattassa di solidarietà del 4% per i redditi eccedenti un milione di Złoty (ca. 230.000 euro)

La Slovacchia, con un’IRES del 21%, rimane competitiva, ma potrebbe essere interessante monitorare eventuali cambiamenti futuri. Anche in questo caso sono previste solo due aliquote per le persone fisiche, la ridotta de 19% fissata 176 volte il livello di sopravvivenza e la base al 25%.

L’Ungheria si distingue con un’IRES del 9%, posizionandosi come la più bassa nel target, in linea con le politiche volte ad attirare investimenti stranieri. Anche l’IRPEF ad aliquota unica senza scaglioni del 15%, di facile interpretabilità e applicazione è tra le più basse nella regione, contribuendo alla competitività fiscale del paese.

Imposta sul valore aggiunto (IVA)

Repubblica cecaItaliaAustriaGermaniaPoloniaSlovacchiaUngheria
IVA12% – 21% dal 2024 (pre-riforma 10% – 15% – 21%)4% – (5%) – 10% – 22%10% – 13% – 20%7% – 19%5% – 8% – 23%5% – 10% – 20%27

Il panorama dell’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) nella Repubblica Ceca ha subito una sostanziale modifica a partire dall’anno in corso, le due aliquote ridotte presenti in precedenza, pari al 10 e 15%, sono state accorpate in una singola aliquota del 12%. Ciò è accompagnato ovviamente da una sostanziale riorganizzazione della tassazione su molteplici categorie di beni, approfondita nell’articolo dettagliato riguardante la recente riforma [consultabile al seguente link: https://savinopartners.com/2024/01/26/attuate-le-annunciate-modifiche-fiscali-del-2024/ ]

L’Italia mantiene un’aliquota standard dell’IVA del 22%, e aliquote ridotte sono applicabili a una serie di forniture specifiche, tra cui il 4% per determinati acquisti di prima necessità o dotati di particolare importanza. Una tariffa del 5% si applica a servizi sanitari, vendita di erbe alimentari, servizi di trasporto specifici, servizi di riscaldamento urbano e determinati prodotti legati all’infanzia. Inoltre, una tariffa del 10% è imposta per forniture di energia elettrica per usi designati, farmaci elencati e pellet.

Forniture specifiche di beni e servizi, esplicitamente elencate nella legge, godono dell’esenzione dall’IVA.

La legge riguardante l’IVA attiva in Austria, fissa un’aliquota standard del 20%. Una specifica categoria di beni e servizi rientra in un’aliquota IVA ridotta del 10%, che include articoli e forniture di larga diffusione e di particolare considerazione. Una riduzione di minore portata riguarda, tra le altre, semi, piante, animali e servizi specificatamente elencati. Sono previste esenzioni dall’IVA austriaca anche per determinate transazioni, come le operazioni di esportazione. In due specifiche aree, Jungholz e Mittelberg, si applica un’aliquota IVA ridotta del 19%.

Le vendite e i servizi effettuati in Germania sono generalmente soggetti a un’aliquota IVA standard del 19%, sebbene siano previste aliquote ridotte del 7% e 0%. In risposta alla pandemia di COVID-19, la Germania ha temporaneamente ridotto l’aliquota IVA sui pasti (esclusi i bevande) nei ristoranti e servizi di catering dal 19% al 7%, una misura in vigore fino al 31 dicembre 2023.

Le aliquote IVA in Polonia sono strutturate con un’aliquota standard del 23%, aliquote ridotte dell’8% e del 5%, un’aliquota zero e esenzioni. Le varie categorie sono individuate in maniera similare agli altri Paesi di cui sopra. È da notare che, per contrastare gli effetti dell’inflazione, la Polonia aveva temporaneamente ridotto l’aliquota IVA sui prodotti alimentari di base (escludendo quelli legati ai servizi di somministrazione di cibi e bevande) al 0% dal 1° febbraio 2022 fino al 30 giugno 2023, tornando quindi già da prima dell’inizio del 2024 al regime regolare.

Il sistema dell’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA) in Slovacchia è caratterizzato da un’aliquota standard del 20% sulle forniture tassabili, con alcune eccezioni tassate al 10%. Da notare che, dal 1° gennaio 2023, si applica un’ulteriore aliquota ridotta del 5% alla fornitura di edifici che soddisfano condizioni specifiche sostenuti dallo stato nell’ambito del programma di alloggi sociali.

Aspetto particolare dello stato centroeuropeo è lo schema di ‘cash accounting’ che, in casi specifici, consente ai fornitori di posticipare il pagamento dell’IVA fino a quando ricevono il pagamento dai clienti. Tuttavia, questo schema è esclusivo per entità stabilite in Slovacchia, che soddisfano determinati criteri.

L’aliquota standard dell’IVA in Ungheria è del 27%, applicata alla maggior parte dei beni e servizi. Anche in questo caso vi sono varie riduzioni, rispettivamente al 18% e 5% (che include anche le proprietà residenziali fino al 31.12.2024), oltre ad una serie di operazioni esenti o escluse.

Ritenuta d’acconto

Repubblica cecaItaliaAustriaGermaniaPoloniaSlovacchiaUngheria
Residenti  15/0/0;0/0 oppure 26/0;0 o 27,5/0 o 24 o 27,5/0;25/25/0; solo gli interessi pagati dalle banche a un residente sono soggetti alla WHT.19/NA/NA0 o 7/0 o 19/0NA
Non residenti15 / 15 / 15 (il 35% della WHT si applica ai residenti di paesi al di fuori dell’UE e del SEE con i quali la Repubblica Ceca non ha un DTT o un TIEA esecutivo)26 / 26 / 300 o 27,5 / 0 / 0 o 2025 / 0 / 15 o su richiesta come ridotto dalla direttiva UE/trattato sulla doppia imposizione/diritto nazionale  19 / 20 / 207, 19 o 35 / 19 o 35 / 19 o 35
[i tre valori indicati si riferiscono alle imposte dovute su: Dividendi / Interessi / Royalties e sono da intendersi tutti in percentuale]

Le aliquote applicabili per i pagamenti dovuti per queste particolari categorie di redditi sono soggetti a particolari e dettagliate regolamentazioni che variano da Paese a Paese, con differenti aspetti tecnici dipendenti dal soggetto emittente e recipiente, dalla natura dell’operazione e dalla residenza comunitaria o extracomunitaria dei soggetti stessi. Alcuni casi di maggiore rilevanza sono riportati a seguito delle percentuali in tabella.

Va notata la peculiarità che caratterizza Polonia  e Ungheria: la prima manca di indicare, all’interno della propria normativa, il trattamento dell’imposta relativa ad interessi e royalties, lasciando di fatto questa categoria di transazioni esentasse; la normativa ungherese non prevede alcuna ritenuta sul pagamento in uscita effettuato a entità commerciali straniere.

Altre imposte (plusvalenze societarie ed individuali, successioni e donazioni, ricchezza e patrimonio netto)

Paese/ImpostaRepubblica cecaItaliaAustriaGermaniaPoloniaSlovacchiaUngheria
Plusvalenze societarie (capital gain)Normale aliquota IRESNormale aliquota IRES.Normale aliquota IRESnormale aliquota dell’imposta sulle societàNormale aliquota IRESNormale aliquota IRESnormale aliquota IRES POSSIBILE regime di esenzione
Plusvalenze individualiNormale aliquota IRPEF26% o normale aliquota IRPEF27.5%25% + 5% (26,375%)Immobili: normale aliquota IRPEF Azioni: 19%19%Normale aliquota IRPEF. Imposta sociale: 13%

Come si può notare, nei Paesi  UE le plusvalenze societarie sono generalmente trattate con lo stesso regime di imposta relativo ai redditi delle società.

È importante sottolineare la presenza in Italia del regime facilitato PEX, che consente l’esenzione del 95% della plusvalenza, a condizione che siano soddisfatte specifiche condizioni che comprovino la provenienza del profitto da un’attività di investimento e non di speculazione. Analogamente, in Ungheria, la plusvalenza è esente a patto che siano rispettate le condizioni di non speculazione.

È da notare che la Repubblica Ceca, la Polonia (con agevolazioni limitate al trasferimento di azioni a un’aliquota ridotta), e l’Ungheria mantengono l’assimilazione al regime applicabile ai normali redditi anche per le plusvalenze individuali. In Austria e in Slovacchia, viene invece fissata un’aliquota separata e diversa dall’IRPEF, così come avviene in Germania, che richiede anche una sovrattassa di beneficenza in alcuni casi.

In Italia, la tassazione delle plusvalenze varia in base al soggetto coinvolto. I piccoli consumatori che non considerano l’attività come principale beneficiano di un’agevolazione con un’aliquota fissa del 26%. Infine, in Ungheria, la cui base di imposta viene fissata al livello del reddito normale, applica un’aggiunta del 13% qualora alcune condizioni non siano rispettate.

Paese/ImpostaRepubblica cecaItaliaAustriaGermaniaPoloniaSlovacchiaUngheria
SuccessioniN/A8%N/A50%3% – 20%N/A18%
DonazioniNormale aliquota IRPEF8%N/A50%3% – 20%N/A18%
Ricchezza/ Patrimonio nettoN/AIVIE: 0,76% IVAFE: 0,2%N/AN/AN/AN/AN/A

Nel contesto della Repubblica Ceca, ad esempio, non disponiamo di dati specifici riguardo alle successioni, ma le donazioni sono soggette alla normale aliquota IRPEF. Analogamente, non esiste una legislazione specifica per l’imposizione del patrimonio netto.

In Italia, si osserva un approccio interessante con un’aliquota fissa dell’8% sia per le successioni che per le donazioni. Inoltre, il paese ha politiche specifiche sul patrimonio netto, come l’IVIE al 0,76% per immobili esteri e l’IVAFE al 0,2% per investimenti all’estero.

In Germania, le aliquote elevate del 50% per successioni e donazioni sono notevoli, ma vi è un’opzione preferenziale del 9% per la proprietà residenziale. Un’aliquota del 18% è applicata al patrimonio netto, con l’aggiunta di una sovrattassa di beneficenza.

La Polonia adotta un approccio variabile, con aliquote che oscillano tra il 3% e il 20% per successioni e donazioni, a seconda del rapporto o parentela tra le parti coinvolte.

Infine, in Ungheria, emerge un’aliquota fissa del 18% sia per successioni che per donazioni.

Fonte: https://taxsummaries.pwc.com

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Fonte grafiche: https://storyset.com/

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