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La direttiva europea sul  dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (CSDDD) diventa legge e presenta sfide per le grandi imprese, ma anche opportunità di business per le PMI italiane. Queste potrebbero sostituire fornitori esteri o microimprese non conformi nella supply chain di grandi clienti, un opportunità per i fornitori italiani, in particolare se certificati.

La Corporate sustainability due diligence directive, CSDDD, detta anche Supply chain act, è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Europea il 5 luglio 2024. Gli Stati membri avranno due anni di tempo per implementare regolamenti e procedure amministrative in conformità con il testo legale dell’UE.

Dopo la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che obbliga le grandi aziende a rendicontare le proprie attività di sostenibilità in modo dettagliato e trasparente utilizzando gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS), la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) rafforza ulteriormente queste regole. In particolare, la CSDDD specifica gli obblighi di responsabilità e trasparenza delle grandi imprese non solo per le loro attività dirette, ma anche per le filiali e l’intera catena del valore.

La battaglia politica sulla CSDDD

Il testo della direttiva è il risultato di una lunga battaglia politica che ha visto divisi, in più occasioni, i Paesi europei e le associazioni di categoria preoccupati per le ricadute delle norme sui costi degli approvvigionamenti industriali, sulle imprese stesse e su nuove probabili spinte inflazionistiche. Tutte queste preoccupazioni sono state alleviate nella versione finale della direttiva grazie a un’applicazione graduale e proporzionata della CSDDD. Questo è stato possibile anche grazie all’intervento del Governo italiano, che ha negoziato una soglia più alta per le dimensioni delle imprese che devono conformarsi alla direttiva.

A partire dal 26 luglio 2027, le imprese con più di 5.000 dipendenti e un fatturato superiore a 1.500 milioni di euro dovranno rispettare la direttiva, con riferimento all’ultimo esercizio precedente a tale data. Dal 26 luglio 2028, l’obbligo si estenderà alle imprese con più di 3.000 dipendenti e un fatturato superiore a 900 milioni di euro. Infine, dal 26 luglio 2029, la direttiva sarà applicata a tutte le altre imprese che rientrano nell’ambito di applicazione, ovvero quelle con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro.

Ambito di applicazione

Questa Direttiva si applica alle società costituite conformemente alla legislazione di uno Stato membro e che soddisfano una delle seguenti condizioni:

Aziende costituite in conformità con la legislazione di uno Stato membro:

  1. Aziende che:
  • Hanno più di 1.000 dipendenti in media.
  • Hanno un fatturato mondiale netto superiore a 450.000.000 EUR nell’ultimo esercizio finanziario per il quale i bilanci annuali sono stati o avrebbero dovuto essere approvati.

2. Aziende che sono la società madre ultima di un gruppo che soddisfa le soglie sopra menzionate.

3. Aziende che hanno stipulato accordi di franchising o licenza nell’Unione, dove:

  • I diritti d’autore derivanti da questi accordi superano i 22.500.000 EUR nell’ultimo esercizio finanziario per il quale i bilanci annuali sono stati o avrebbero dovuto essere approvati.
  • L’azienda o il suo gruppo ha un fatturato mondiale netto superiore a 80.000.000 EUR nell’ultimo esercizio finanziario per il quale i bilanci annuali sono stati o avrebbero dovuto essere approvati.

Aziende costituite in conformità con la legislazione di un paese terzo:

  1. Aziende con un fatturato netto superiore a 450.000.000 EUR nell’Unione nell’esercizio finanziario precedente l’ultimo esercizio finanziario.

2. Aziende che sono la società madre ultima di un gruppo che soddisfa la soglia sopra menzionata.

3. Aziende che hanno stipulato accordi di franchising o licenza nell’Unione, dove:

  • I diritti d’autore derivanti da questi accordi superano i 22.500.000 EUR nell’Unione nell’esercizio finanziario precedente l’ultimo esercizio finanziario.
  • L’azienda o il suo gruppo ha un fatturato netto superiore a 80.000.000 EUR nell’Unione nell’esercizio finanziario precedente l’ultimo esercizio finanziario.

Come prepararsi alla CSDDD

Le imprese dovranno adeguarsi alla CSDDD attraverso passaggi fondamentali, che comportano un impegno significativo in termini di gestione del cambiamento e della supply chain. Innanzitutto, devono comprendere se rientrano tra le imprese soggette agli obblighi della direttiva, basandosi sui parametri dimensionali stabiliti. Successivamente, devono confrontare le politiche attuali di cura con i requisiti della direttiva CSDDD.

 È fondamentale che le aziende coinvolgano attivamente gli stakeholder, sviluppino strategie di sostenibilità, allineino le proprie operazioni ai requisiti della direttiva e documentino i propri sforzi di sostenibilità nelle relazioni ufficiali, garantendo così trasparenza e conformità normativa.

Inoltre, le imprese devono rivedere e assegnare ruoli, competenze e responsabilità all’interno della governance e dell’organizzazione per assicurare un’efficace attuazione della direttiva. Infine, devono considerare la CSDDD come un’opportunità per accelerare la propria strategia di sostenibilità e per realizzare appieno i vantaggi derivanti da una gestione aziendale responsabile e sostenibile.

Gli obblighi

La Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) stabilisce obblighi per le aziende per affrontare gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente derivanti dalle loro operazioni, dalle operazioni delle loro filiali e dalle attività dei loro partner commerciali. Le imprese devono adottare misure per prevenire, mitigare e minimizzare tali impatti, integrando la due diligence nelle loro politiche e sistemi di gestione, e sono responsabili delle violazioni di questi obblighi. La direttiva richiede inoltre alle aziende di sviluppare un piano di transizione per la mitigazione del cambiamento climatico, assicurando la compatibilità del loro modello di business con la transizione verso un’economia sostenibile e con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, in linea con l’Accordo di Parigi. Le aziende devono mappare e valutare le proprie operazioni, quelle delle loro filiali e quelle dei loro partner commerciali per identificare le aree con maggiore probabilità di impatti negativi gravi. Devono poi prevenire e mitigare questi impatti, istituire un meccanismo di notifica e reclamo, e monitorare annualmente l’efficacia delle loro politiche di due diligence. La direttiva impone anche che le grandi aziende supportino le PMI partner per garantire la conformità agli obblighi, fornendo formazione e supporto finanziario proporzionato. Gli Stati membri devono garantire che le aziende adottino misure appropriate per identificare e valutare gli impatti negativi reali e potenziali, e che la direttiva non riduca il livello di protezione dei diritti umani, lavorativi e ambientali stabilito dalla legislazione nazionale o dagli accordi collettivi esistenti.

Competenze e sanzioni

Le imprese sono responsabili per i danni causati alle persone e all’ambiente se non hanno rispettato, intenzionalmente o per negligenza, i propri obblighi di cura riguardanti la prevenzione e la mitigazione degli impatti negativi. La direttiva Csrd prevede anche un impegno significativo per gli Stati membri, che devono designare le autorità preposte al controllo. Queste possono essere l’Agenzia del Lavoro, l’Agenzia Europea dell’Ambiente, l’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali o altre organizzazioni internazionali con esperienza nella gestione della cura e della prevenzione dei rischi.

Inoltre, gli Stati membri devono individuare le linee guida che includano indicazioni per le aziende e le migliori pratiche per condurre la gestione della cura, indicazioni pratiche sui piani di transizione, indicazioni settoriali specifiche per il coinvolgimento delle parti interessate e la raccolta delle informazioni. L’inosservanza degli obblighi di cura è sanzionata con sanzioni pecuniarie fino al 5% del fatturato netto globale dell’impresa. Inoltre, le imprese che non rispettano il loro dovere di cura saranno tenute a rispondere dei danni causati e a risarcire completamente le vittime.

Cosa comporta la CSDDD per le grandi imprese e le PMI

La CSDDD rende responsabili le imprese in tutti i settori dell’economia per gli impatti negativi reali e potenziali, sull’ambiente e sui diritti umani, che possono derivare dalla propria attività e dalle relazioni commerciali con fornitori e subfornitori. Inevitabilmente, da una parte le grandi società dovranno attivarsi per limitare i rischi e mantenere come fornitori solo le imprese, anche di piccole dimensioni, in grado di rispondere alle richieste di informativa sulle questioni rilevanti di sostenibilità ambientali e sociali e fornire adeguate certificazioni.

Sotto questo profilo, la CSDDD per le PMI italiane potrebbe rappresentare un’opportunità, poiché molte multinazionali potrebbero sceglierle al posto di fornitori low cost (esteri o in dumping sociale o ambientale) con profili di rischio più alti. Basti pensare alle recenti inchieste (con relativi provvedimenti restrittivi) che hanno riguardato tre aziende nel settore della moda come Manufactures Dior, Giorgio Armani Operations e Alviero Martini.

Gli effetti positivi della direttiva CSDDD su ambiente e human right

La Direttiva sulla Due Diligence delle Imprese in materia di Sostenibilità (CSDDD) rappresenta una svolta significativa nella responsabilità aziendale, imponendo alle aziende madri una responsabilità diretta per le azioni lungo tutta la loro filiera produttiva. Questo cambiamento è particolarmente rilevante nei settori alimentare e tessile, dove le violazioni dei diritti umani e i danni ambientali sono frequenti. In passato, le aziende madri potevano evitare la responsabilità per le infrazioni commesse dai loro fornitori, il che contribuiva a pratiche dannose come la deforestazione e lo sfruttamento del lavoro. Con l’implementazione della CSDDD, le aziende dovranno monitorare e valutare attentamente non solo le proprie operazioni, ma anche quelle dei loro fornitori, adottando misure efficaci per identificare e mitigare gli impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente. Questa nuova responsabilità porterà le aziende a esercitare un controllo più rigoroso e a imporre standard più elevati lungo tutta la filiera, incentivando la conformità alle normative e riducendo le pratiche illegali. Di conseguenza, la direttiva promuoverà una maggiore sostenibilità ambientale e tutela dei diritti umani, assicurando che le operazioni siano conformi agli standard richiesti e creando un impatto positivo significativo sulle politiche aziendali e sulle pratiche di governance.

Fonte: https://commission.europa.eu/business-economy-euro/doing-business-eu/sustainability-due-diligence-responsible-business/corporate-sustainability-due-diligence_en#what-are-the-obligations-for-companies

Immagine generata dall’ AI

Fonte grafica: https://storyset.com/

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