Secondo i dati riportati dall’Unione dei produttori e importatori di superalcolici (UVDL), nel primo semestre del 2024 le vendite di superalcolici in Repubblica Ceca sono diminuite del 51,3% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. L’Unione (UVDL) chiede alla sfera politica di annullare gli ulteriori aumenti delle accise sui superalcolici previsti per il 2025 e il 2026.
A supporto della richiesta, l’Unione sostiene anche che il precedente aumento delle accise non abbia generato un aumento delle entrate dello Stato: secondo UVDL, nella prima metà dell’anno, lo Stato ceco ha riscosso lo stesso ammontare di accise del 2023. I rappresentanti dei produttori e importatori di superalcolici affermano che lo Stato abbia potuto godere degli incassi delle accise del cosiddetto frontloading nei mesi di gennaio e febbraio 2024, ma da marzo a giugno gli incassi segnavano già un -54% rispetto all’anno precedente.
La volontà statale di aumentare le accise potrebbe minare ancor più intensamente il già attuale calo dei consumi di liquori e superalcolici in Repubblica Ceca.
Secondo i dati dell’Unione, infatti, i produttori e gli importatori cechi di superalcolici versano annualmente al bilancio statale più di 12 miliardi di corone, di cui 9 miliardi di tasse sul consumo. Statistiche alla mano, è evidente lo svantaggio dei produttori di liquori rispetto ai produttori di birra: i liquori rappresentano solo il 28% del consumo totale di alcolici, ma le accise che i produttori di liquori pagano allo Stato corrispondono al 63% delle accise totali sull’alcol; in Repubblica Ceca, il 48% del consumo totale di alcolici è rappresentato dal consumo di birra e, nonostante ciò, i produttori di birra versano solo il 31% dell’imposta totale sul consumo.
Secondo l’Unione, la riduzione delle vendite di superalcolici non corrisponde necessariamente ad una riduzione del consumo di alcol in Repubblica Ceca: una crescente porzione di consumatori si sta spostando verso il consumo di altre categorie di alcolici, in particolar modo alcolici su cui non gravano accise, senza considerare la minaccia dell’espansione del mercato nero.
Negli ultimi 30 anni, l’Unione dei produttori e importatori di superalcolici (UVDL) ha osservato in Repubblica Ceca una diminuzione del 15% nel consumo dei propri prodotti a favore di un incremento del 41% nel consumo di vino, mentre il consumo di birra è rimasto pressoché stabile. Il calo del consumo di superalcolici è dettato specialmente dal forte aumento del prezzo al dettaglio e dalla preferenza dei consumatori cechi di comprare superalcolici all’estero su cui gravano imposte sui consumi inferiori.
Stando alle previsioni attuali, le accise sui superalcolici continueranno a crescere fino al 2026, con un aumento del 10% già registrato quest’anno. In Repubblica Ceca, lo spumante è soggetto a una tassa di 23,40 corone per litro a differenza di altre bevande alcoliche, come la birra e i distillati, quali subiscono un’imposizione fiscale significativamente più alta, arrivando anche a diverse centinaia di corone per litro di alcol puro. Ad oggi, la possibilità di tassare il vino fermo è stata discussa più volte, ma ha sempre incontrato l’opposizione da parte dei viticoltori locali, pertanto non è stata ancora introdotta.
Si rimane in attesa di ulteriori sviluppi per capire se l’Unione dei produttori e importatori di superalcolici (UVDL) riuscirà effettivamente a fermare l’aumento delle accise sui superalcolici previsto per i prossimi anni. L’effetto di questi aumenti potrebbe avere ripercussioni significative sull’industria dei superalcolici in Repubblica Ceca, già provata dall’attuale calo delle vendite. La risposta del governo sarà cruciale per determinare il futuro di questo settore e la sua capacità di competere con altre categorie di bevande alcoliche meno tassate, nonché con gli altri Paesi europei.
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